Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Un satiro e i mistici
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 56, p. 3
Data: 6 marzo 1955


pag. 3




   Rileggo il Satyros di Goethe (il satiro deificato) e mi fermo a questi versi:

   Nulla al mondo è per me al di sopra di me
   Perché Dio è Dio ed Io son Io.

   Dichiarazione che tutti gli uomini, uno per uno, sarebbero portati a fare, se non fossero ignari o ipocriti. Meno, forse, i mistici, i quali vogliono «negare», anzi, «annegare» l'io in Dio: suicidio spirituale, ma con resurrezione immediata perchè, dopo gli attimi dell'estasi, si ricordano anche loro di essere creature separate e scrivono libri con tanto di nome e cognome, come un qualsiasi autore che tiene al proprio io.
   Dunque perfino coloro che vorrebbero annullare l'io in Dio non riescono a cancellare del tutto la loro lontana parentela con quel burbanzoso individualista, che era il Satiro goethiano.


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